Ogni tanto mi perdo in esercizi di lettura dell’immagine. In realtà, più che esercizi sono storie che nascono guardando un’immagine, stati d’animo che mi suggeriscono i colori e gli spazi, anzi no, sono veri e propri piccoli viaggi esplorativi in luoghi inaccessibili.
Sono stata ad Arles qualche anno fa e c’era parecchio vento. Non so cosa c’entri, però mi ha colpito, così quando sento il vento penso ad Arles e a come tutto fosse scosso continuamente da questo vento incessante che portava aria e stordimento. Ero con Mr Liuk in un alberghetto in cima ad una salita. Tutto colorato. Ora che riguardo l’immagine di Van Gogh, un po’ me lo ricorda.
Per iniziare il mio piccolo viaggio ho deciso di ridisegnare il quadro (schizzarlo, più che altro) e sentire le emozioni che mi suggerivano i colori, le forme, gli spazi. Ho usato l’acquerello e non l’olio, quindi di già con questa scelta l’ho alleggerito un po’, perchè forse non ce l’avrei fatta a gestire tutta quella melma di colori a olio senza perdermi.
Riporto quello che ho scritto di getto, mentre l’occhio faceva il suo giro prima di entrare.
La camera di Van Gogh ad Arles
Ridisegnandola velocemente mi accorgo di ciò che non avevo visto prima e avverto sensazioni più forti rispetto a questo dipinto, e forse più chiare. La prospettiva gommosa mi da l’idea di un luogo in cui tutto è in possibile movimento ed è come se un’entità esterna tenesse chiusa la camera in un foulard.
Posso entrare in camera dalla porta di sinistra e uscire dalla porta di destra. Non guardo fuori. La luce è abbagliante e quasi aliena. Sul letto vegliano due figure in due quadri vicini. Lo sfondo è verde e da un senso di serenità.
Le figure vegliano sul letto. Perchè ci sono due cuscini? Sotto i due dipinti, altri due, poco chiari, di un verde giallo che riprende il senso alienante.
Sulla testata del letto un quadro con un paesaggio, un bambino e un adulto in un campo e due nuvole grigie in cielo… forse. Subito sotto, l’attaccapanni.
Il letto sembra quasi che si stia muovendo in avanti. All’attaccapanni abiti blu, oltre le pareti, le porte, la brocca. Ostinatamente blu.
Due sedie in prospettiva entrambe rivolte verso il letto. Pronte per chi si siede a vegliare. Sembrano raccontare di un’assenza che in questo modo si fa presente, si manifesta nell’assenza.
Due le porte, due le figure, due le sedie, due i cuscini, due le ante semiaperte della finestra. Sento di non doverla aprire. Fa quasi paura pensare che da lì possa entrare di tutto, una luce abbagliante che acceca, e tutto annulla.
La coperta sul letto è rossa, come le emozioni forti, il sangue, l’amore, la vendetta, l’odio, il calore. Qui mi posso scaldare e lasciare che la camera vegli interamente su di me, e mi riscaldi ancora al suo respiro. Fine
E voi come li guardate i quadri? Vi piace entrarci dentro? Avete mai provato ad annotare le vostre sensazioni magari andando ad una mostra?